Governance, Sostenibilità, effetti climatici, innovazione di processo e di prodotto sono stati i cardini di “Italia Next Dop”, un approfondito confronto scientifico sulle filiere Dop e Igp, con i vertici dei maggiori consorzi nazionali, del mondo scientifico accademico insieme alle istituzioni. A Roma si è ritrovata per l’intera giornata di studio una rappresentanza di peso del made in italy agroalimentare, forte del risultato raggiunto in sede Ue sul nutriscore negli ultimi tempi, e che va ulteriormente difeso nei prossimi mesi. Si avverte la delicatezza di un momento, forse storico, dove l’agricoltura sta affrontando enormi sfide rilanciate dalle opportunità fornite dall’innovazione e dalla ricerca che in questi anni ha raggiunto standard di valore. Il Green Deal come stella polare del processo di transizione guardando al clima ed in particolare, alle opportunità strategiche del piano decennale “Farm to Fork” (F2F) che vede le filiere soggetti protagonisti.
Ma rimane un altro passo, dalle esperienze progettuali delle singole realtà produttive che già vedono strettissime collaborazioni tra università e consorzi e imprese, ora occorre “condividere” i dati, avere la capacità in rapidità di elaborazione a supporto della pianificazione dei processi. 90 i progetti di consorzi, università e istituzioni che sono stati presentati con analisi, dati, obiettivi e di questi 16 saranno scelti come riferimento. Territorio e filiere produttive, dove le filiere possono e devono diventare il volano di un territorio con le sue articolazioni locali produttive, artigianali, turistiche. La capacità di governance è di mettere in rete i soggetti locali, garantire la rappresentatività dei vari attori, saldare tra di loro i diversi componenti dell’economia locale dove le filiere plasmano e definiscono l’identità di un territorio. La governance è la garanzia degli interessi economici e sociali coinvolti, stimolare il cambiamento e difendendo valori etici di equa redistribuzione del valore di filiera. In questo ambito appare evidente dalla giornata di ieri che i Consorzi di Tutela siano destinati ad avere un ruolo “guida” nella gestione dei processi locali, forse sempre più destinatari di responsabilità di programmazione pianificata legati alle filiere Dop e Igp. Rimane un nodo: le aree considerate fragili, le aree della dorsale appenninica che richiedono di azioni mirate di conservazione e di valorizzazione dell’enorme biodiversità che rappresenta nel panorama nazionale delle Ig. Il divario di valore degli investimenti materiali e immateriali tra aree cosiddette svantaggiate (forse) e aree a vocazione agricola, rimane ancora critico e con grandi disparità di ricchezza.