Armenia e Georgia: “Vini moderni da un passato lontano”

Pompeii, dell’Antichità della Vitae del Vino e del Cibo, l’evento dello scorso 23 e 24 giugno, ha proposta alcune master class che ripercorrono la storia antica della vitivinicoltura. Franco De Luca ci racconta la sua master class dei vini georgiani ed armeni.

Vini moderni da un passato lontano.

di Franco De Luca Ais Campania.

“Pompei dell’Antichità, della Vitae del Vino e del Cibo” è il nome dell’evento ideato e organizzato da Dante Del Vecchio per Mistery Apple in collaborazione con AIS Campania, che si è tenuto il 23 e 24 giugno 2024 in uno dei luoghi più suggestivi al mondo, l’antica città di Pompei e, in particolare, nella palestra grande della millenaria metropoli. In una cornice del genere ogni cosa diventa magica e magica, infatti, è stata la proposta enogastronomica: un focus sulle eccellenze del nostro territorio ma anche l’opportunità di volgere lo sguardo verso realtà esotiche ed emozionanti, come la splendida master class di vini Armeni e Georgiani.

I vini caucasici possono sembrare delle novità del panorama vitivinicolo mondiale, ma in realtà esprimono tradizioni che affondano radici profonde nella storia del mondo. Negli anni settanta l’Unione Sovietica era il terzo più grande paese produttore di vino. Con la sua dissoluzione, all’inizio degli anni novanta, e con la proclamazione d’indipendenza da parte di alcune nazioni che ne facevano parte, l’intero settore è precipitato nel caos. Per le aree maggiormente vocate, questa è stata l’occasione attesa per rompere schemi intoccabili e reinventarsi, e potersi finalmente affacciare su nuovi mercati. Parliamo dell’Ucraina, dell’Azerbaijan, ma soprattutto della Georgia e dell’Armenia.

L’Armenia ha subito forse la maggiore rivoluzione. I circa 13 mila ettari, storicamente indirizzati alla produzione dell’Armenian Brandy, hanno visto all’alba del nuovo millennio una virata epocale, che ha spinto finalmente il settore vitivinicolo a lasciarsi alle spalle i vecchi sistemi di matrice sovietica per iniziare un lento quanto inesorabile recupero dei vitigni autoctoni. Un esempio è l’areni, un’uva a bacca nera da cui si ottengono vini rossi importanti, freschi, delicati, che possono ricordare la Borgogna, in particolare quelli prodotti nella regione di Yeghegnadzor, a sud est della capitale Yeravan. Oppure il voskehat o il kangun, uve a bacca bianca da cui si ricavano vini freschi e profumati.

Parallelamente al miglioramento delle produzioni vinicole, di Brandy armeno e di Vodka, diverse aziende si sono cimentate anche nel recupero del vino di melograno: una bevanda leggermente alcolica che si produceva in Mesopotamia 4000 anni fa, citata nel Canto dei Cantici e usata, pare, persino nell’Antico Egitto, come inebriante, o in medicina, come antisettico e nelle procedure di imbalsamazione. L’Armenia produce alcuni tra i migliori melograni al mondo, come quelli della regione di Meghri. La “vendemmia” avviene tra ottobre e novembre e il processo di vinificazione prevede un mix di succo di melograno (70%) e succo d’uva (30%) e due settimane di fermentazione alcolica in serbatoi di acciaio inox. Il vino che si ottiene ha un colore granato e un bouquet decisamente particolare, ricco di aromi di melograno e frutti di bosco. Sono vini che incuriosiscono molto ma che non riescono a decollare nel mercato occidentale, che li considera alla stregua di bibite estive o ingredienti per cocktail rinfrescanti.

Di seguito i vini armeni degustati:

  1. Voskevaz 2023

 

Voskehat (90%) e Kangun (10%).

Vino bianco prodotto da viti centenarie coltivate a piede franco intorno ai mille metri di altitudine, dal naso floreale di tiglio e ginestra.

 

  1. A Tale of 2 Mountains, 2022

Kangun (60%) e chenin blanc (40%).

Uve coltivate sulle pendici scoscese della valle tra il monte Aragats e l’Ararat, anche qui fino a mille metri. Vino dalla intensa freschezza e vivacità.

 

  1. Voskevaz, red dry 2021

Haghtanak (40%) e Areni (60%).

Vino rosso di corpo medio, affinato in acciaio

 

  1. HIN Areni, Areni Noir 2020

Areni (100%).

Siamo nella zona della più antica struttura vinicola del mondo (6000 a.c.), con microclima particolarissimo. Qui la bacca rossa più importante dell’Armenia, l’Areni, dà vita a un vino di buona struttura, affinato in botti di rovere.

 

  1. Pomegranate Semi Sweet 2023

Melograno (50%), areni (40%) e haghtanak (10%),

Vino da melograno con residuo zuccherino abbastanza alto 100g/l. Complicato gestirlo in abbinamento, se non per dessert a base di frutta, ma di certo qualcosa di originale e intrigante che vale la pena conoscere e approfondire.

 

 

La seconda parte della degustazione ha visto per protagonisti i vini della Georgia. Oggi, finalmente, si riporta l’attenzione su quest’angolo della terra dove probabilmente tutto ha avuto inizio. La zona più importante è la regione del Khakheti dove si produce l’80% dei vini nazionali e dove nascono i primi rudimentali sistemi di conservazione del vino, usando grandi orci di terracotta interrati, i cosiddetti qvevri, che oggi van tanto di moda. È suggestivo, anche se non facilmente dimostrabile, immaginare la funzione del Danubio nel trasportare questa antica tradizione culturale dal Mar Nero al centro dell’Europa, prima in Slovacchia, poi in altre aree non particolarmente distanti, fino a raggiungere la Slovenia e, di riflesso, il nord est italiano.

I vitigni più celebri sono l’impronunciabile Rkatsiteli a bacca bianca e l’uva rossa Saperavi che letteralmente vuol dire “il luogo del colore”, dalla forte impronta cromatica e dalle alte potenzialità evolutive.

I vini georgiani degustati:

  1. Marbano Rkatsiteli 2019

Rkatsiteli (100%).

Metodo tradizionale: macerazione con bucce e raspi in anfora per 3 mesi, ulteriori 3 anni in qvevri.

 

  1. Kardanakhi khikhvi 2020

Khikhvi (100%).

Vino orange dalle note vegetali di bosso, adatta a vini da dessert; lavorato in qvevri con macerazione lunga che conferisce al vino il caratteristico colore.

 

  1. Marbano Saperavi Legend 2022

Saperavi (100%).

Anche qui macerazione lunga con metodo tradizionale: vino tannico e potente, dal lungo potenziale evolutivo.

 

Raccontare le origini del vino in un luogo che rapisce e conquista col suo alone di magia non si può facilmente trasferire con un racconto, certe cose bisogna viverle, e per questo auguriamo agli organizzatori di questo straordinario evento, di donarci ancora esperienze di tale bellezza.

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