“Campania Wines”, un road show come primo passo dei cinque consorzi di tutela vini per mettere insieme alcuni obiettivi strategici per “fare squadra”.
Insieme per una settimana “campana”, articolata tra giornate di visite aziendali, degustazioni e di approfondimento con un focus identico replicato nei capoluoghi di provincia: “Il valore delle denominazioni di origine nei processi di sviluppo territoriale…” con la presenza di rilievo del presidente di “Federdoc” Riccardo Ricci Curbastro. Ma oggi le DO e le IG sono attuali come disciplinare? I contesti che ne videro i riconoscimenti legislativi dagli anni 60 in poi, sono ancora validi? Evidentemente non possiamo pensare che tutto sia ancora valido. I cambiamenti che hanno stravolto l’intera economia non possono non aver coinvolto il vino e forse è bene una riflessione su cosa cambiare dei disciplinari e come migliorarne la efficacia a tutela della buona qualità, delle specificità territoriali dei vitigni autoctoni, la procedura burocratica amministrativa, ed il perenne braccio di ferro sulle rese per ha tra produttori di uve e produttori di vino, nuove DO e IG e vecchie denominazioni che si contendono il mercato, alla luce dei tanti vitigni che vengono recuperati. Il Corriere Vinicolo precisa che: “Il grosso delle denominazioni di origine italiane ha oltre 40 anni di età: 165 su un totale di 416 hanno visto il riconoscimento nel decennio 1966-1976, sotto le regole della prima legge istitutiva delle Doc, la n. 930 del 1963. Di queste, 30 sono state promosse a Docg negli anni successivi. Nei decenni dal 1977 al 2019, i riconoscimenti sono stati attorno alla cinquantina per decade, tranne il 1988-98, che ha visto un’impennata a 88, di cui 5 elevate poi a Docg. Se guardiamo le performance in termini di rapporto imbottigliato/ rivendicato, tra le Docg a essere meno convincenti sono le più recenti: nessuna presenta tassi superiori all’80%, 3 su 20 ondeggiano tra 60 e 79%, mentre il grosso porta sul mercato meno del 59%, con il 60% che sta sotto i livelli del 40%. A mano a mano che l’età anagrafica cresce, i livelli di performance migliorano, con le Docg storiche che raggruppano l’80% sopra tassi di imbottigliato/rivendicato superiori al 60%. Discorso analogo per le Doc, dove il fattore tempo gioca a favore delle più anziane: più ci si avvicina ai nostri giorni, più l’incidenza delle sottoperformanti aumenta, con oltre l’80% delle più recenti sotto il 59% di rapporto imbottigliato”. Campania Wine è stata aperta ad Avellino con la giornata di ieri, proseguendo oggi e domani; sempre venerdì appuntamento a Napoli con il Consorzio Vesuvio, sabato 04 aprono Caserta e Salerno con il programma messo in piedi, un format identico che vuole creare approfondimento, degustazioni e visite nelle aziende. I Consorzi lanciano la loro sfida e si candidano come soggetto unico di governo del mondo del vino campano e discutere dei disciplinari cercando di migliorarne l’articolazione, è un primo passo importante. Il programma du questo week and, vede protagoniste i consorzi Salernum Vites di Andrea Ferraioli e Vitica Caserta di Cesare Avenia.