Ischia:paesaggio, cibo e la follia della vitivinicoltura vulcanica.
Viticoltura coraggiosa ? Molto peggio….tratti di vera follia come ogni amore di grande intensità!
E’ il profilo comune delle aziende locali, meno di una decina, della stupenda isola termale dove ognuno è impegnato a coltivare la vita conservando strappando all’antico vulcano, preziosi lembi della terra ischitana. Dal 1888 Casa d’Ambra una profonda radice, un poco il riferimento non solo locale ma soprattutto internazionale, memoria storica che ha contribuito a tener in vita un patrimonio straordinario.
Simbolo della splendida isola campana è il vitigno di biancolla, poi il per’e palummo, aglianico, forastera san lunardo ed altri minori che danno vita ai vini Epomeo Igt; Ischia Bianco Doc; Ischia Forastera Doc; Ischia Bianco Superiore Doc.
Due giorni con Helmuth Koecher del wine festival di Merano, guidati da Vito Iacono, presidente delle Strade del Vino, Nicola Mazzella e Marco Starace per conoscere la follia vitivinicola di un territorio magico ma soprattutto complesso per la sua varietà geomorfologica: una articolata origine vulcanica suddiviso in aree diverse, tufo classico o marrone chiaro, tufo nero, tufo verde. Appena 250 ettari di vigne rimaste o sopravvissute delle 1600 circa che si contavano una volta. Inesorabili malattie che anche oggi hanno minano la vite, ed altri indirizzi economici legati al turismo, ne hanno ridotto la coltivazione che oggi cerca di poter rilanciare la sua antica vocazione.
Oggi un nuovo inizio. Le Strade del Vino di Vito Iacono con le altre aziende, puntano al rilancio del patrimonio vinicolo al recupero dei vitigni minori con una sperimentazione seguita da Luigi Moio e intanto si godono questo 2016 celebrando con orgoglio il 50esimo anniversario della prima Doc in Italia, già presentata al recente Vinitaly, collocandola nella storia della vitivinicoltura nazionale.
Ma Vito ha ben in mente cosa serve per i vini del suo territorio e guarda avanti con determinata calma.Una celebrazione ma non solo, soprattutto una buona occasione per riprendersi qualche primato sulla qualità del biancolella, del forastera e del piedirosso per valorizzare il territorio e poter integrare percorsi eno gastronomici.
Mare e terra, la sintesi è Nicola Mazzella, giovane vitivinicoltore e pescatore, impegnato in una missione di conservare piccole vigne a strapiombo sul mare e costretto a incredibili lavori per raccogliere uve sparse fino alla torchiatura fatta in campagna con il mosto trasportato in barca fino alla cantine.
Rimangono i tanti freni alla crescita e alla voglia di lavorare, come una burocrazia che limita e imbriglia la loro possibilità di sviluppare cantine e vigneti, mille vincoli e mille intralci. Si aspetta con fiducia.
Come Giampaolo Castagna, albergatore che ha investito molti dei suoi risparmi nella nuova vigna a circa 400 mslm, una serie di piccole terrazze realizzate con le pietre di tufo dal colore verde del posto e tutto fatto a mano per un 1,5 ettari. Si raggiunge arrampicandosi su una strada a sterro stretta e ripida, ma una volta su si sente l’aria del paradiso, ammirando in fondo all’orizzonte le isole di Ponza, Palmarola, Santo Stefano, Ventotene e Zannone.
Infine l’azienda La Pietra di Tommasone, ischitano emigrato in Germania dove vive e conduce due ristoranti, mentre la giovane figlia enologa che ritorna nelle terre natie per realizzare un sogno della cantina di famiglia. E la cucina dell’isola gode della sua generosa terra e della ricchezza del mare, materie prime che hanno stimolato diverse stelle in particolare Nino Di Costanzo, pronto alla sua nuova avventura nella sua Ischia, e Libera Iovine, ex de Il Melograno e ora insieme a Vito per una squadra che vuole giocare e vincere una nuova avventura entusiasmante.