La geopolitica del vaccino apre lentamente i mercati che si preparano al post Covid 19. L’agroalimentare presente conti diversificati considerando che l’alimentare non ha sofferto del lockdown, diversamente del settore vini dove il crollo è stato abbastanza netto. Il comparto vitivinicolo ha sofferto in misura consistente ma ha aperto nuovi orizzonti come la Gdo e l’e-commerce. Una valutazione con il responsabile Nomisma Denis Pantini.
- Cosa ci mettiamo alle spalle in questi 15 mesi difficili per il settore vitivinicolo e agroalimentare in generale.
Una conferma di quanto questo settore sia resiliente ed anticiclico e quindi strategico per il Paese: nell’annus horribilis, le vendite di prodotti alimentari al dettaglio in Italia sono cresciute del 3,7% rispetto al 2019 contro un calo del 12,2% che ha riguardato i prodotti non alimentari. Anche l’export di food&beverage è cresciuto dell’1,7% contro le vendite oltre frontiera di tutti gli altri prodotti della manifattura che invece hanno subito una riduzione di oltre l’11% (a valori).
Tuttavia, occorre evidenziare come questa proverbiale resilienza nasconde andamenti discordanti nelle performance delle imprese derivanti sostanzialmente da due fattori: la dimensione delle stesse imprese e la focalizzazione multicanale. In altre parole, chi vendeva vino e food contestualmente in diversi canali (in primis GDO, ma anche e-commerce e non solo Horeca), sia sul mercato nazionale che estero, ha potuto “mitigare” gli effetti devastanti delle chiusure imposte ai pubblici esercizi (ristoranti, wine bar,…) per ragioni di emergenza sanitaria (chi era focalizzato solo sulla GDO ha addirittura incrementato il proprio fatturato). E chi ha potuto farlo? Principalmente le imprese medio-grandi, che hanno diversificato il rischio sia per canale che per mercato di sbocco. Ecco perché sono stati soprattutto i piccoli produttori ad aver subito gli impatti più pesanti derivanti dalla pandemia. A questo proposito, basti pensare a quello che è accaduto a livello complessivo nelle vendite di vino. In Italia, le vendite in GDO nel 2020 sono cresciute a valori del 7% rispetto al 2019, quando nei cinque anni precedenti crescevano mediamente a ritmi dell’1,9% (e calavano dell’1% a volume). Poi c’è stata l’esplosione dell’e-commerce: +105%, arrivando a superare i 200 Milioni di euro di vendite. Tutto ciò a fronte di un’Horeca che ha perso quasi il 40% nel fatturato anche a causa della mancanza dei turisti stranieri che annualmente spendevano in Italia quasi 10 Miliardi di euro per mangiare al ristorante.
sappiamo che il web è stato un acceleratore delle vendite on line aprendo ad una prospettiva interessante, quali elementi hanno caratterizzato questo commercio?
Non c’è dubbio che l’e-commerce rappresenta l’emblema dei cambiamenti intervenuti con il Covid. Non che sia nato con la pandemia, ma si è consolidato al punto da diventare ormai un canale di vendita a tutti gli effetti dal quale nessuna impresa può prescindere, anche perché i consumatori che hanno fatto acquisti on-line non abbandoneranno più questa modalità di fare la spesa (magari non con la stessa frequenza che ha caratterizzato il lockdown, ma nemmeno ai livello occasionali del pre-Covid). Da un’indagine Nomisma Wine Monitor realizzata a marzo 2021 su un campione di 1.000 consumatori italiani di vino è emerso come nel 2020 ben il 28% dei consumatori ha utilizzato l’e-commerce per acquistare vino e andando a vedere come sono cambiati tali acquisti dal punto di vista quantitativo è risultato che tra chi ha risposto di aver incrementato gli acquisti rispetto a chi li ha diminuiti (in e-commerce), il saldo netto è risultato del 23% a favore di chi ha aumentato la spesa on-line. La stessa domanda posta per il futuro (e quindi post-pandemia) ha evidenziato un ulteriore saldo netto positivo del 14%, a dimostrazione di come questo canale non ritornerà certo nel “dimenticatoio”…
- Prospettive nel medio periodo e le dinamiche dei paesi che stanno già ripartendo?..
I primi tre mesi del 2021 mostrano un ulteriore incremento nelle vendite di vino in GDO in Italia, a causa di una ristorazione ancora chiusa e/o parzialmente riaperta. Per vedere la ripresa di questo canale occorrerà attendere l’estate. Nel frattempo, le vendite in GDO hanno messo a segno un +23% a valori (rispetto al I trimestre 2020), a fronte di un +9% a volumi. Una crescita trainata soprattutto dagli spumanti che nel 2020 sono stati la categoria più penalizzata a causa del lockdown. Anche le vendite di vino in e-commerce (delle catene retail) hanno messo a segno, nel I trimestre 2021, un incremento del 156%, a dimostrazione di quanto segnalato in precedenza.
Sul fronte dei principali mercati di importazione di vino, il primo trimestre 2021 restituisce un quadro di sensibili recuperi negli acquisti (dopo l’annus horribilis del 2020) ma anche di ulteriori riduzioni: è il caso della Cina che evidenzia ancora un -18% (vs lo stesso trimestre 2020) nel valore dell’import totale di vino, nonché degli Stati Uniti (-20%) sebbene per questo mercato si debba segnalare come il medesimo trimestre del 2020 si era contraddistinto per i forti acquisti (in primis di vini italiani) legati al timore di un nuovo «giro» di dazi relativi al noto contenzioso Airbus-Boeing. Crescono invece le importazioni in Germania (+7%), Canada (+3%), Svizzera (+22%) e Russia (+41%), così come continuano in Corea del Sud (uno dei pochi mercati che anche nel 2020 ha registrato aumenti negli acquisti di vino dall’estero), a tassi imponenti (+86%).
Per quanto riguarda le importazioni dall’Italia, il trend è negativo sul mercato nordamericano (anche per i motivi precedentemente segnalati) e in UK (-9%), mentre è positivo in Europa (Germania, Svizzera e Russia), Cina (+9%) e Corea del Sud (+99%). Da segnalare il forte recupero della Francia in Cina (+35%), dove in quest’ultimo mercato i vini transalpini si stanno riprendendo la leadership di principale esportatore dopo che l’Australia è stata messa «alla porta» dal Governo cinese con l’applicazione di dazi superiori al 200%.