Pratella, paesaggio di terra e acqua dove la natura colora lo sguardo e profuma il respiro.
Tre giorni immersi nel verde delle erbe, dei prati e dei campi seminati, ma soprattutto lungo sentieri tra monte Cavuto, con il suo insediamento sannita e romano e a Mastrati fino a Torre Umberto, una piccola meraviglia borbonica dove il Re Umberto I si recava per una solitaria battuta di caccia. Pratella, alle pendici del Matese con la sua ricchezza di acqua con la sorgente del fiume Lete e, poco distante, Mastrati, quello che rmane di una grande “fazenda agricola” della famiglia Pignatelli, ora in parte divisa tra nuovi proprietari.Giornate di escursioni – seminario per scoprire le erbe “neglette” o dimenticate come ha raccontato lungo il tratturo il professore Renzo Rizzi e il suo amico ferroviere Antonio Ceglie, ed una camminata a 660 metri dalle note archeologiche di oltre 2.500 anni per scoprire mura megalitiche, le fortificazioni sannite che dal Monte Cavuto controllavano le valle dal Molise e Lazio, dal beneventano fino al vesuvio e Ischia ben visibile di fronte. Postazione strategica per il controllo della regione con lo sguardo verso nord ovest, la strada del temuto nemico romano. Ma rimane indelebile quel profumo della natura e fiori, i colori e la vastità delle specie. Ma l’aspetto più importante è stato il recupero dei due forni collettivi di Mastrati, dove le donne a turno, potevano cucinare il pane e anche quei grandi tegami di carne in occasione di feste. Un rito antico, tipico della cultura della mezzadria di questa grande famiglia agricola di Mastrati che lavorava i campi del “principe Pignatelli”.