Enzo Caldarelli, ci ha lasciato un genio gentile.

Ciao Enzo.
Dura da accettare, le parole di Lino Scarallo sono state una frustata, sei andato via portandoti dietro il tuo genio gastronomico, la tua raffinata creatività.
 
A Sant’agata, da Don Alfonso e questo un poco ci allieta perché si trovava nel luogo che amava di più tra persone care che da sempre gli sono state amiche e capirono da subito la sua enorme creatività ma soprattutto la sua dimensione internazionale del cibo, degli chef, dei grandi ristoranti stellati nel mondo. Eventi di oltre 20 anni fa, con la sua “Stravaganza Mediterranea” e le nostre “Collezioni Gastronomiche”, nei paesi Baschi con la ciurma de “i maccheronici”, professionisti, operatori, giornalisti e amatori. E insieme a Pasquale Marigliano a Venezia, nel 2003, per organizzare la cena per la serata di apertura del festival del Cinema. Proprio a Sant’Agata, da Don Alfonso sei stato per la tua ultima serata, forse a rivivere quella ineguagliabile magia del 11 e 12 giugno 2006 dove arrivarono chef da tutto il mondo: Santi Santamaria che ritroverai lassù, Albert Adrià, Oriol Balaguer, Joan Roca, Martin Berasategui, Luiz Andoni Aduriz, Alain Passard, Heston Blumenthal, Pedro Subijana, Josean Alija e poi il, nostro “Presidente” Ernesto Cacialli, oggi anche lui felice di ritrovarti. Per Ernesto un forno nel giardino circondato da tutti gli chef che divoravano la sua pizza napoletana. Un genio assoluto difficile e complicato nelle sue attività sempre tirate al limite ad alto rischio, quando a parlar di eventi di cibo non era facile farsi ascoltare, e soprattutto gestire momenti delicati a muso duro. Enzo Caldarelli aveva uno sguardo che vedeva molto lontano ed una creatività geniale dei dettagli che lasciavano emozioni indelebili, come da Don Alfonso, il servizio di sala dopo la mezzanotte fu condotto da stupende modelle in lingerie, o la linea di piatti e posate realizzate da un’artista, lì in quel posto, in quei due giorni di Stravaganza e dedicate all’evento. Due giorni senza sosta a cucinare, dalle colazioni al mattino, pranzo e cena fino mattino seguente per circa 40 persone, tra cui giornalisti ed operatori presenti da diversi paesi al mondo. Così come per far cucinare Albert Adrià, arrivò un tir con una intera cucina da montare per soli due giorni e poi smontata e riportata indietro. Eravamo a Parigi, la notte verso le 22, Alain Passard ci fece consegnare in hotel la sua mitica Millefoglie alta 30 cm, la mangiammo con le mani e un coltello perché tutto era chiuso. Nel maggio 2005 eravamo una bella compagnia, I Maccheronici, il tour Basco a Bilbao e Donostia – San Sebastian con Antonio Fiore, Enzo, io, Mario Avallone, Giovanni Mariconda, Carlo Franco ed altri amici (in foto), ma soprattutto con noi per conoscere e scoprire, quello che sarebbe diventato il numero uno al mondo appena qualche anno fa Mauro Colagreco. Abbiamo perso un genio e purtroppo le sue condizioni di salute hanno limitato la sua attività ma nello stesso tempo era deluso dalla massificazione del cibo, di questa enorme spettacolarizzazione degli eventi, della televisione che vomita ricette nazional popolari, i piatti della tradizione che vanno dalla frazione di “minestrangelo” al campanile di “caprarotta” sbandierati in ogni dove. Ne parlavamo poco, per capirci era un poco come l’opera “così fan tutti” dominata dalla spada degli sponsor. Enzo diceva che un evento è qualcosa che non si può ripetere unico nella sua espressione, nel suo progetto. Diversamente dalle manifestazioni. Ma oggi la tiriamo giù alla “Odeon tutto quanto fa spettacolo”.

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