Master Class, Falerno del Massico è il suo territorio.

Molto è cambiato e meglio. La degustazione del falerno del Massico condotta con Helmuth Koecher e Guido Invernizzi ci ha regalato una piacevole panoramica del territorio tra il Monte Massico e il vulcano di Roccamonfina che degrada verso il mare lì a due passi.

 

Tralasciando note storiche, tantissime, che legano questo luogo e questo vino all’antica Roma, oggi questa terra sta scalando la sua vetta per continuare a raggiungere ottimi risultati come quelli raggiunti in questi ultimi anni. Era il 2003 e inventai il “Falerno ed il suo Territorio”, erano appena e solo 3 aziende nei cinque piccoli comuni che delimitano la Doc: “Cantine Michele Moio e figli”, “Villa Matilde” e l’allora neonata “Masseria Felicia” (della nostra infinita Maria Felicia che non abbiamo più), oggi le aziende che hanno investito e stanno investendo in questo vino sono poco meno di una ventina e, tradotto in soldoni, è un bell’impatto nell’agricoltura, nel paesaggio e nell’eno agriturismo. I terreni sciolti di origine vulcanici, piroclastici o tufacei, si caratterizzano da ceneri, lapilli di pomice o lapidei di sabbie eruttate di varia granula. Coniugato nelle due versioni storiche Aglianico – Piedirosso, Primitivo – Piedirosso, i vini in degustazione hanno pienamente caratterizzato la loro struttura vulcanica di sapidità, calore e brillantezza nel colore caldo dal rosso rubino all’amaranto. Vini che hanno spinto molto la salivazione, al palato ampia e tondeggiante, in alcuni di essi la consistenza si slanciava in finezza e persistenza in altri elegante e fluida, in ottimo equilibrio con un tannino avvolgente. Nette le tracce di frutta rossa con un sottofondo di fresco eucaliptolo, erbe di campo (mirto, salvia) che invadono il brullo Monte Massico e per qualche annata più vecchia, un bel raccordo con note di spezie (pepe, liquirizia). “Vini di piacevolissima freschezza, con un frutto che fa la parte del leone ma mai sovramaturo o confetturoso. Fini, persistenti sempre in equilibrio con un tannino setoso ed avvolgente. E con una miriade di terreni così diversificati era inevitabile che il concetto di mineralità sapidità assumesse un connotato così importante” precisa Guido Invernizzi. “Una degustazione che esprime in pieno una idea di territorio. Molto soddisfatto per questi vini che regalano note aromatiche nette di piacevolezza”, aggiunge The Eine Hunter Helmuth Koecher. Ps: Ad ad colorandum, la selezione che avevo proposta è stata stravolta dagli organizzatori, ma il vino è vino e non ci si tira indietro davanti ai vini recuperati all’istante, rispetto ai quali ho aggiunto il Falerno di Antonio Papa e Masseria Felicia degustati in serata con Helmuth.

Fattoria Pagano, Vitis Aurunca, Viticoltori Migliozzi, Villa Matilde, Torelle, La Masseria di Sessa Qaestio, Bianchini Rossetti, Regina Viarum, Tenute Bianchino, Az. Agr. Gennaro Papa, Masseria Felicia. 

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