Un tour degustazione lungo le provincie campane con 326 vini dei vitigni di Aglianico, Falanghina, Fiano, Greco di Tufo, Falerno, Pallagrello Bianco e Pallagrello Nero, Coda di Volpe, Coda di Pecora, Sciascinoso, Aglianicone, Barbera del Sannio – Camaiola, Piedirosso, Lacryma Christi, Caprettone, Catalanesca, Biancolella, Forastera, Asprinio di Aversa, Casavecchia, Ginestra, Tintore, Ripoli, Fenile. Una veduta privilegiata di storia, cultura, diversità climatica e qualità del suolo dei territori.
Per le selezioni 2021, The Wine Hunter, in totale sono circa 650 vini degustati con 242 Award Rosso, 54 Gold e 7 finalisti Platinum. Lunedì la prima pubblicazione e per fine agosto alcune integrazioni di nuovi e ultimi arrivi.
La collaborazione con i Consorzi di Tutela Sannio Dop, Vitica Caserta, Vesuvio Dop e Vita Salernum Vites, offre l’occasione di continuare a comprendere anno dopo anno l’evoluzione dei vini e dei rispettivi territori. La prima sensazione, chiara e abbastanza indicativa, è di una buona qualità dei vini che si caratterizzano per la loro corrispondenza territoriale, finalmente spogliati, alleggeriti della legnosità che per un decennio li ha contratti, compressi nella loro tannicità troppo rude e spigolosa, pesante, poco armonici. Tendenze di un recente passato, oramai alle spalle, spesso vittima dell’ossessione di voler fare i “grandi vini”. Mentre si coglie con favore la graduale virata verso la sostenibilità, vini ottenuti con meno chimica e con particolare attenzione al lavoro fatto in vigna, belle note vengono dai vini bio, all’uso delle anfore e alla spumantizzazione.
Dal Sannio con il Taburno a Caserta con il Falerno, al Cilento al Vesuvio e Campi Flegrei ci restituiscono un Aglianico declinato nelle sue specificità climatiche dalle sfumature di robusta struttura, buon corpo, alle versioni calde e armonico. Ma, lungo la fascia costiera e non solo, la ricerca di un costante equilibrio con l’alcol rimane un sentiero stretto entro cui contenere gli zuccheri e insieme freschezza, persistenza, finezza, morbidezza e amabilità rimane la sfida più impegnativa. La strada oggi è quella giusta. Il clima, nelle sue imprevedibili variabili, tra temperature elevate, intense e concentrate piogge alternate a grandine, rimane una bussola con diverse incertezze.
Anche per il Vesuvio e i Campi Flegrei, l’eleganza e la bevibilità dei vini ci regalano freschezza e sapidità, note fruttate, intensa mineralità come anima di sottofondo dei vini, precedute dalla limpidezza del colore che varia dal rubino al granato. Il Vesuvio, dalla tradizionale Lacryma Christi e Piedirosso ai vitigni Caprettone e Catalanesca, accelera su ricerca e l’evoluzione della proposta del territorio, puntando sulla potenza di un suolo in grado di vestire il vino di intensità minerale, finezza del tannino. Vini che scorrono sorso dopo sorso. Poi Ischia un “paleosuolo” con le sue stratificazione millenaria di pomici, lapilli, ceneri e soprattutto il tufo verde del Monte Epomeo con le sue fumarole di zolfo. Biancolella, Forastera e Piedirosso, riemergono con tutta la loro complessità di profumi, eleganza e persistenza.
Terra di Lavoro, ritroviamo il Pallagrello bianco e nero, con una spiccata identità ricercata da anni e che oggi esprime una vivacità gradevole nella sua verticalità, dalla grana fine e appuntita. Per il Falerno, mito e miniera d’oro più nell’antichità, la qualità raggiunge con slancio punte straordinarie nella perenne lotta con l’alcol, in quelle vigne che confinano con il mare.
Mentre il Sannio, come un motore diesel, inarrestabile continua la sua marcia per conquistarsi importanti traguardi: non solo aglianico ma soprattutto falanghina. Una regina dinamica al palato, limpida così come è netta la sua intensità floreale e ricchezza di note fruttate. Un vitigno che dal Sannio impone la sua delicata complessità, la sua fresca eleganza e “negli anni”, oramai molti sono incuriositi dal voler fare una falanghina di annate ed a buon ragione, tira fuori la sua struttura di corposa sapidità, matura e armonica.
Interessante il cambio di passo dei vini della Costa d’Amalfi e Cilento, freschezza e calore, sapidità e mineralità, consistenza e finezza con le loro intense note aromatiche e sottofondo speziato regalano una straordinaria piacevolezza del bere. Le terrazze di una vitivinicoltura folle e coraggiosa quella della costiera amalfitana, sono composizioni paesaggistiche di pregio per la conservazione del suolo, per tenere insieme quel poco di strato di terreno che ricopre la montagna calcarea.