Prezzi in rialzo: Mais, orzo, grano duro e grano tenero. Clima di guerra per l’agricoltura

 MERCATI ALLE STELLE PER CEREALI E SEMI OLEOSI,, ISMEA: «DIVERSIFICARE LE PRODUZIONI».

Un clima di guerra che ci riporta indietro con la memoria e la preoccupazione di una tragedia che riguarda l’Europa. 

Il boom dei prezzi delle materie prime, su tutti cereali (mais passato da 170 a 287 €/tonnellata, grano duro da 280 a 522 €/ton, grano tenero da 186 a 307 €/ton, orzo da 159 a 295 €/ton) e semi oleosi (soia da 357 a 627 €/ton, farina di soia da 320 a 549 €/ton, farina di girasole da 161 a 281 €/ton) stanno mettendo sotto pressione le catene di approvvigionamento a livello mondiale, con la previsione per buona parte del 2022 che i listini si mantengano su livelli alti.

A tutto ciò si aggiungono le tensioni sui prezzi del gas, del petrolio e dell’energia, partita già da alcuni mesi e acuita con la guerra scatenata dall’invasione fra Russia e Ucraina.

«L’agricoltura ha davanti a sé tre sfide enormi – ha dichiarato al convegno di Fieragricola Maurizio Martina, vicedirettore aggiunto della Fao e già ministro delle Politiche agricole -. La pandemia, i cambiamenti climatici e il conflitto che si è aperto fra Russia e Ucraina». Per l’Europa sarebbe assolutamente necessario impostare un piano di autonomia strategica, perché Russia e Ucraina sono player fondamentali dei mercati agricoli globali: insieme rappresentano il 30% del commercio di grano, il 32% dell’orzo, il 50% del volume totale dei semi oleosi, il 18% dei volumi totali del mais».

Pesano i costi energetici. Martina (Fao): «L’Europa pensi all’autonomia strategica»

Verona, 3 marzo 2022. «In questa fase di incertezza le imprese agricole devono diversificare le produzioni e le imprese di trasformazione diversificare le fonti di approvvigionamento, perché la soluzione dell’acquisto di materie prime nel breve periodo può mettere in difficoltà le aziende. Serve maggiore trasparenza dei mercati e rafforzare le filiere nazionali, cogliendo questa fase di tensione dei prezzi per ipotizzare nuove soluzioni operative». Sono queste le indicazioni che il prof. Angelo Frascarelli, presidente di Ismea ed economista agrario, consegna alla platea di Fieragricola di Verona (2-5marzo) per fronteggiare un 2022 all’insegna della volatilità, nell’ambito del convegno «I mercati agricoli nel 2022: previsioni, attese e strategie». L’autonomia strategia per l’Europa. Di autonomia strategica il Consiglio europeo, ricorda Martina, «ne sta parlando dal 2020, come conseguenza della crisi pandemica; oggi il contesto è cambiato dal punto di vista strutturale, dobbiamo pensare al cambiamento climatico e alla questione ambientale non più come una variante temporanea, ma strutturale e con la crisi ucraina il tema dell’autonomia strategica deve riguardare sia l’agroalimentare che l’energia, senza per questo condannare a priori la globalizzazione, perché gli scambi internazionali hanno contribuito in questi anni a far uscire dalla povertà milioni di persone».

Tensioni in vista dopo la guerra in Ucraina? «L’agricoltura è l’infrastruttura economico-sociale più importante e decisiva, perché coinvolge 4 miliardi e mezzo di persone, che

lavorano e vivono attraverso la loro partecipazione ai sistemi agroalimentari – puntualizza Martina -. Il Covid e la crisi climatica hanno portato nell’insicurezza alimentare 161 milioni di persone in pochissimo tempo, che si aggiungono agli oltre 800 milioni di persone che soffrono la fame. Ora l’instabilità geopolitica fra Russia e Ucraina potrebbe generare altre tensioni».

Martina ricorda bene le rivolte del 2007-2008 nel Nord Africa, scatenate per i rialzi dei prezzi del grano e del pane. «Paesi come l’Egitto acquistano una buona parte del grano da Ucraina e Russia, dove acquisteranno in futuro? con quali conseguenze».

La domanda cinese e i cambiamenti climatici. I rialzi sui prezzi, in particolare per il mais, sono stati generati dall’import crescente della Cina, che detiene – precisa il prof. Frascarelli – il 65% delle scorte mondiali. Ma altre tensioni dei listini coinvolgono soia, frumento tenero e frumento duro, con prevedibili rincari su pane, pasta, prodotti da forno.

«In questa fase a soffrire maggiormente sono le filiere zootecniche – ha spiegato il presidente di Ismea – in quanto i costi di produzione tra energia, mezzi tecnici, trasporti, razione alimentare sono cresciuti, comprimendo così la redditività dei produttori, in particolare di latte e di suini».

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