Sannio, Falanghina: evoluzione e carattere del territorio.

Ritrovare nel calice il ritratto del territorio e dei vitigni che ne delinea il carattere. Dopo cinque anni di degustazioni con Helmuth Koecher, “Wine Hunter”, cogliamo profondi cambiamenti dei vini del Sannio nel nostro annuale e consueto appuntamento.

Meno legno e struttura ampia e leggera, meno chiusa, morbida e polposa, aumentano i vini bio con un crescente piacere di bere falanghina e aglianico. Linee comuni aromatiche, di colore e struttura della falanghina che rimane la regina assoluta del territorio sannita, con leggere declinazioni nelle micro aree: Solopaca-Frasso-Paupisi, Castelvenere-Guardia Sanframondi, Taburno-Torrecuso. Tra loro leggere variazioni di “calore” e “colore” (dal giallo paglierino al giallo verdolino) per le diverse esposizioni al sole ed escursioni termiche, ma le note di ginestra, agrumate, di sapidità e di freschezza ne svelano il carattere distintivo e di pregiata finezza. Anche per l’aglianico i vini hanno mostrato maggiore piacevolezza per la morbidezza e l’intensità, ampie sfumature di frutta rossa e in alcuni gradevoli note speziate, vini oramai lontani anni luce dai primi tempi di legnosità tannica. Vigneti sparsi tra le ampie colline beneventane, un terreno calcareo dolimitico tra i 200 e 700 mt slm. Incontrare il consorzio con il presidente Libero Rillo, il vice presidente della Camera di Commercio di Benevento Aurelio Grasso e un gruppo di produttori per parlare del territorio e confrontarsi del lavoro che hanno fatto, degli ottimi risultati che di anno in anno si registrano, aspettando, però, di riprendere dopo questo fermo inaspettato che crea non pochi problemi e non poche preoccupazioni tra i viticoltori. Ma il Sannio ci ha offerto due appuntamenti gastronomici, altro interessante capitolo sannita, dal caro amico Angelo D’Amico nella sua “Locanda Radici” a Melizzano. Ritrovato dopo anni dalla sua partecipazione al Merano nel 2008 e 2009. E la sopresona nel tour, la “caprettata” a “Il Sauro”, Faicchio, una carrellata di piatti della tradizione della cucina dei pastori contadini del Sannio. Nessuna “re” ma solo “interpretazioni” fedeli per una carne straordinaria, introdotta da funghi che sapevano ancora di terra fresca e tartufo locale. Un invito del presidente del consorzio per la compagnia di Luciano Pignataro, Nicola Matarazzo e Pasquale Carlo.

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